Tutto al suo posto e nella giusta misura. Al servizio del cinema e della fantasia.
La grande saga tolkeniana ha finalmente raggiunto il grande pubblico.
C'era stato in passato un film d'animazione che aveva deluso gli
appassionati. Ma questa volta il bersaglio sembra centrato. Le vicende
dello hobbit Frodo che con un gruppo di amici della sua razza e con
altri compagni d'avventura si trova ad affrontare un'impresa che lo
sovrasta, hanno trovato in Peter Jackson un interprete fedele ma non
cieco. Questo è un film destinato non solo ha chi ha letto e riletto la
trilogia e ne è un tenace sostenitore, ma a un pubblico che voglia
godere di un film ad alto tasso di spettacolarità capace però di
conservare ai protagonisti delle caratteristiche di 'umanità' che non li
facciano sentire distanti. Basti pensare, a titolo di esempio, alla
scena in cui Bilbo (un grande Ian Holm) sente il Male emergere nella sua
personalità. Riesce a tradurre visivamente un conflitto tutto interiore
e non è impresa facile. Al di là delle vicende avventurose e dei
numerosi effetti speciali, provate ad osservare le scenografie. Che si
tratti della Nuova Zelanda fotografata come un luogo magico (e ai nostri
occhi lo è) o delle ricostruzioni elettroniche o in studio, la cura dei
particolari e il lavoro sulla trasfigurazione di correnti artistiche ed
architettoniche è di un'efficacia tale da fare degli ambienti dei
protagonisti. Il che significa anche non tradire Tolkien che aveva
realizzato, come è noto, mappe dettagliate dei luoghi in cui aveva
ambientato le vicende fantastiche.